SISMICA EDIFICI VALORE
NON TRALASCIATE LA SICUREZZA SISMICA COME VALORIZZAZIONE DEL PREZZO NEGLI EDIFICI
Sicurezza sismica e impianti green valorizzano la casa.
Non c’è solo il beneficio immediato, che passa dallo sconto fiscale. L’impatto dei bonus per l’edilizia va misurato anche guardando alla valorizzazione del patrimonio immobiliare. La ricerca appena completata da Cresme e Symbola cerca di leggere gli incentivi per ristrutturazioni, antisismica ed efficienza energetica anche sotto questa nuova luce. Arrivando a un numero che esprime perfettamente l’importanza della manutenzione:? la spinta della riqualificazione può, infatti, aumentare del 30% il valore di ogni immobile. Spalmato su tutto il patrimonio edilizio, il potenziale è di 20 miliardi ogni anno.
Per arrivare a questi dati, Cresme ha analizzato 500mila annunci immobiliari residenziali nel periodo che va dal 2013 al 2016. È stato così possibile scoprire che mediamente le abitazioni ristrutturate immesse sul mercato hanno un prezzo (299mila euro) del 29% superiore a quelle non ristrutturate: la forbice, per la precisione, è di 65mila euro. Allo stesso tempo, gli immobili riqualificati sono meno permeabili alle fluttuazioni legate alla crisi: fra il 2015 e il 2016 le abitazioni ristrutturate hanno perso lo 0,9% del valore, quelle non ristrutturate il 4%.
Insomma – spiegano da Cresme e Symbola – «gli interventi di riqualificazione offrono un risultato in termini di valorizzazione patrimoniale, di incremento della ricchezza del paese».
Non c’è, però, solo l’incremento già realizzato. Questa forbice del 29% consente, infatti, di misurare anche l’impatto potenziale delle ristrutturazioni. Nel 2016, secondo l’Osservatorio del
mercato immobiliare, le case compravendute in Italia sono state 528mila: se tutte queste abitazioni fossero state ristrutturate, il valore di questo spicchio di patrimonio edilizio sarebbe
aumentato di circa 20 miliardi di euro. D’altronde, a fronte di un intervento medio di riqualificazione di 14.500 euro, una casa ristrutturata aumenta il suo valore di 65.750 euro.
Alla luce di questi dati, è evidente come la catena di trasmissione che mette in collegamento incentivi fiscali, riqualificazione degli immobili e attività delle imprese del settore sia strategica per far decollare la nuova edilizia. Anche perché gli italiani dimostrano grande sensibilità per questi temi, come illustra un sondaggio realizzato da Ipsos. Oltre il 70% degli intervistati è disposto a spendere di più per un’abitazione che consumi meno o che dia garanzie contro il rischio sismico. Questa maggiore efficienza passa quasi sempre dagli sconti fiscali, diventati ormai conosciutissimi. L’ecobonus, che permette di detrarre il 65% delle spese sostenute per la
riqualificazione energetica delle abitazioni, è familiare al 76% degli italiani. Paga, invece, la giovane età il sismabonus, che garantisce sgravi per le ristrutturazioni antisismiche: lo
conosce, infatti, il 54% della popolazione.
(Giuseppe Latour, Il Sole 24 ORE – Estratto da “Tecnici24”, 23 maggio 2017)
LOCAZIONE APPARTAMENTO ARREDATO ?
LOCAZIONE APPARTAMENTO ARREDATO SI ROMPE UN ELETTRODOMESTICO CHI PAGA?
Nei rapporti tra proprietari e inquilini, tentare di capire chi debba pagare le spese in caso di rottura di un elettrodomestico se l’appartamento è ammobiliato non è sempre cosa semplice.
Infatti, i riferimenti normativi che possono fungere da orientamento a tal proposito sono pochi e poco chiari: si tratta, nel dettaglio, degli articoli 1576, 1590 e 1609 del codice civile.
La prima disposizione, in particolare, stabilisce che il locatore, nel corso della locazione, deve eseguire tutte le riparazioni necessarie, ad eccezione di quelle di piccola manutenzione. Di queste ultime, infatti, deve farsi carico il conduttore. L’articolo 1576 precisa poi che per quanto riguarda le cose mobili le spese di manutenzione e conservazione sono a carico del conduttore, salvo patto contrario.
La norma di cui all’articolo 1590 c.c., invece, stabilisce che il conduttore deve restituire la cosa al locatore nel medesimo stato in cui l’ha trovata, fatto salvo il deterioramento o il consumo.
Fino ad ora è quindi chiaro che il conduttore che abbia preso in locazione un appartamento con mobili ed elettrodomestici, dovrà farsi carico delle spese di manutenzione ordinaria, anche al fine di mantenere, per quanto possibile, l’immobile nello stato in cui l’ha ricevuto.
Ed è proprio per una maggiore chiarezza a proposito che possiamo chiamare in soccorso l’articolo 1609 c.c., in base al quale le riparazioni di piccola manutenzione, a carico dell’inquilino, sono quelle dipendenti da deterioramenti prodotti dall’uso e non quelle dipendenti da vetustà o caso fortuito.
È evidente che si tratta di una materia dai confini alquanto labili, che non trova un valido sostegno neanche nell’attività della giurisprudenza. Gli interventi dei giudici in materia, infatti, sono scarsi e poco rilevanti.
CASA IN VENDITA ONLINE?
VENDERE CASA ONLINE? SE L’ANNUNCIO E’ DELL’AGENZIA SERVONO 2 MESI IN MENO
Sette mesi è il tempo medio – in diminuzione del 6% negli ultimi sei mesi – di permanenza
degli immobili in vendita sui portali online che si occupano di compravendite immobiliari. I
bilocali registrano mediamente il minor tempo di permanenza sul mercato (120 giorni), stessa
media registrata dagli immobili ristrutturati. Tempi invece più lunghi per le metrature più
ampie e da ristrutturare (250 giorni). L’intermediazione degli agenti sembra aiuti a vendere più
velocemente: gli immobili pubblicizzati tramite agenzie immobiliari restano sul mercato 62
giorni in meno rispetto a quelli a trattativa privata. A rimanere più tempo “in vetrina”, infine,
sono soprattutto le villette a schiera.
Sono alcuni dati – non lontani dagli 8 mesi che Nomisma indica come tempo di vendita medio
per una casa usata, con sconti pari al 16% – che emergono da un’elaborazione di
Agentpricing.com, piattaforma di analisi di mercato per i professionisti del real estate che
monitora tutti i parametri degli edifici e degli stabili in vendita sul web. «Può capitare che
alcuni immobili restino sul mercato anche due anni – afferma Patrick Albertengo, founder di
Agentpricing.com –. Il motivo, quasi sicuramente, è da ricondurre ad un’errata scelta del
prezzo iniziale».
Generalmente infatti bisogna considerare una trattativa media tra il 5% e il 25% dei prezzi
pubblicizzati. Nel primo trimestre 2017 la differenza tra prezzo pubblicitario e prezzo di vendita
finale registrato da Agentpricing.com su base nazionale è pari al 15,7%. «I ribassi sul prezzo
iniziale scelto sono una pratica spesso necessaria – commenta Albertengo –. Tuttavia sbagliare
il prezzo iniziale e procedere poi con più ribassi può rischiare di rendere poco appetibile
l’immobile, decretandone un prezzo finale basso».
La città con più immobili in vendita è Roma (50 mila) seguita da Milano (30 mila) e Torino
(14 mila). La Capitale risulta anche la più costosa: per un bilocale in centro a Milano di 45 mq si
spendono infatti tra i 335 mila e 410 mila euro, mentre a Roma il prezzo di partenza è pari a
370 mila e si può salire fino a 450 mila. In periferia invece i costi sembrano invece allineati con
prezzi tra 90 e 150 mila euro.
(Il Sole 24 ORE – Estratto da “Casa24”, 20 aprile 2017)